domenica 4 maggio 2008

My little airport

Oggi studiando spagnolo mi è tornato in mente quanto mi piacciano gli aeroporti.
Sì, lo so che non c'entra niente con lo spagnolo, però dovevo scrivere un testo sui centri commerciali, che di fatto non sopporto, e mi sono venuti in mente gli aeroporti.
Mi piacciono gli aeroporti perché li considero luoghi di passaggio, di incontro e di scambio, dove le migliaia di persone che passano ogni giorno si portano dietro una storia sulle loro spalle, non come nei centri commerciali in cui la gente va con l'unico obiettivo di spendere soldi e approfittare del saldo più conveniente.
C'è chi va in vacanza in una città d'arte, chi in una grande metropoli, chi in un'isola sperduta, chi si imbarca per andare a lavorare in un continente lontano, oppure vicino, chi va in Erasmus, chi scappa da una storia finita e spera di ricostruire la propria vita all'estero, chi va a trovare amici e parenti che non vede da anni, chi fugge dalle guerre e dalle dittature. Poi c'è chi starà fuori solo qualche giorno, chi un paio di settimane, chi un bel po' di mesi, e poi ci saranno anche coloro che se ne andranno per anni, e addirittura chi non tornerà più.
Mi perdo ad osservare la gente che cammina davanti a me e sfugge, ad immaginare cosa o chi li ha portati fino lì, su quale aereo saliranno, cosa faranno una volta giunti a destinazione.
Stasera il mio pensiero va a tutti coloro che domani, non importa se mattina o sera, saliranno su un aereo e andranno via da qui.

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